venerdì 19 settembre 2008

Malinconie d’autunno

Sembra non voler più smettere.
Fossi stata nella mia casetta segnina, avrei cacciato il naso fuori per assaporare il profumo della terra bagnata che assorbe avidamente queste gocce che sanno d’autunno. Sarei rimasta ipnotizzata dal ritmo cadenzato della pioggia. Nonostante i brividi, avrei aspettato un po’ prima di rientrare e indossare una felpa. Alla fine avrei preparato un tè al gelsomino e, sorseggiandolo, mi sarei detta che, in fondo in fondo, anche l’autunno ha il suo fascino.
Ma nella periferia romana la pioggia non profuma. Uno squarcio di cielo grigio, un alberello triste dalle foglie dal colore… già, di che colore sono le foglie degli alberi che sopravvivono all’oppressione della città? Forse grigio metropolitano. Auto parcheggiate dappertutto. Il suono di un clacson che sovrasta gli altri rumori.
Non posso lasciarmi sopraffare dalla nostalgia di un’estate evaporata senza preavviso. Cerco rifugio tra le parole e l’odore dei libri.

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