martedì 7 aprile 2009

«Che bello sentire la tua voce…»

«Il cliente da lei desiderato non è al momento raggiungibile…»
La voce metallica continua a ripetere la stessa frase. Sembra seccata dal fatto che il cliente continui ad essere irreperibile. Poi, finalmente, il telefono dà il segnale dell’occupato. Ancora qualche minuto e vedo lampeggiare il display. Ely chiama.
Sì, Elisa mi sta telefonando. Elisa è viva.
«Non puoi immaginare cosa c’è qui…» E riprende a singhiozzare.
«Non abbiamo più una casa. Ma siamo vive…»
Elisa è una delle tante ragazze che studiano all’Università de L’Aquila. Studia Medicina. Infatti, in mezzo al marasma, si è preoccupata d’andare in ospedale, per dare una mano. Sperando di non trovare tra le vittime colleghi, compagni di corso, gli amici con cui avrebbe voluto trascorrere queste breve vacanze pasquali.
«Sembrava un film… Io non lo so come siamo riuscite a venir fuori di lì prima che crollasse tutto».
Trattengo le lacrime anch’io e faccio mente locale. Nella mia testa passano rapidamente i nomi dei vari amici di mio fratello, degli amici di famiglia, della fidanzata di mio cugino, delle decine di ragazzi che studiano all’Università de L’Aquila. Ricaccio con forza le lacrime e sussurro: «Elì, che bello sentire la tua voce…» A distanza, vedo limpidamente il suo sorriso in un volto rigato dalle lacrime: «Mai stata così felice di parlarti. Vedo se posso esser d’aiuto a qualcuno qui, che è stato meno fortunato di me…»

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