martedì 13 ottobre 2009

Rematori

“Uscendo da quel parco, la corrente della Vivonne riprende slancio. Quante volte ho visto, e desiderato di imitare quando fossi stato libero di vivere a modo mio, un rematore che, abbandonato il remo, s’era sdraiato quant’era lungo sulla schiena, abbandonando la testa sul fondo della barca, e mentre lasciava che questa galleggiasse alla deriva, mentre vedeva il cielo, e nient’altro, sfilare lentamente sopra di lui, mostrava in volto l’espressione di chi pregusta la felicità e la pace!”

M. Proust, Dalla parte di Swann, traduzione di G. Raboni

Ho sempre associato il piacere della libertà ad una lunga corsa nel verde, col cielo azzurro e l’aria pungente, o a una passeggiata in montagna, senza orologio. Eppure, in questa serata d’autunno, con la pioggia che batte ritmicamente sui vetri e la coscienza che borbotta: «Ci sarebbe da fare questo, questo e quest’altro ancora, e tu, che fai? Te ne stai lì a leggere! Irresponsabile…», penso a quanto vorrei esser quel rematore. Mi sdraierei nella barca, annegherei la coscienza, e lascerei i miei pensieri liberi di seguire la corrente. 

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