martedì 1 marzo 2011

Roma – Ostia

Ho iniziato a correre da ragazzina. Alle scuole medie, gli insegnanti di quella disciplina che allora si chiamava Educazione fisica (come l’avranno ribattezzata ora?) organizzarono una sorta di competizione tra gli istituti del comprensorio ed io venni reclutata per la corsa campestre. Mi allenai il tanto che bastava per non fare una pessima figura e ricordo che me la cavai egregiamente. Anzi, da allora mi prese la smania di andare a correre durante le vacanze estive. Solo nel periodo universitario, però, la corsa è diventata un’esigenza, il rimedio più efficace per affrontare i periodi stressanti. C’era chi prima di un esame si faceva di tranquillanti ed erbe varie (non scendo nel dettaglio) e chi, come me, indossava pantaloncini e scarpette ed iniziava a correre. Nella fase di nomadismo che ha preceduto questa vita stanziale, ho corso dappertutto: a Chimoio, in Mozambico, e sulle coste danesi, nei quartieri romani e nelle campagne ciociare. Correre per il piacere di correre.
Una domenica ventosa di otto anni fa, su un autobus romano, un ragazzino giocava con una bandierina che pubblicizzava la Roma-Ostia. «Nonno, ma quanto sono lunghi 21 chilometri?».
 «Tantissimi. Devi mangiare tanto e diventare tanto forte per poter correre così a lungo…».

“Va bene la passione, ma una mezza maratona deve essere un sacrificio immane! Bisogna essere un po’ matti per correre così tanto!”
Giuro, pensai proprio questo. Non dissi a me stessa: “Pensa che bel traguardo! Pensa quanta soddisfazione all’arrivo!”. No, pensai semplicemente che bisognava essere fuori di testa per correre Km 21,097.
Poi, non so bene cosa sia accaduto. So che le settimane in cui il lavoro non mi permetteva di andare a correre, perché uscivo troppo presto e tornavo troppo tardi, mi innervosivo come poche altre volte in vita mia. La corsa è diventata sempre più una valvola di sfogo e la palestra, che prima adoravo, si è trasformata in un ripiego per i mesi in cui era troppo complicato gestire l’attività all’aperto. Così è successo che quando l’anno scorso mi è stato proposto di iniziare a gareggiare, ho subito accettato. 
È andata a finire che domenica scorsa ho corso la mia prima mezza maratona. La mia prima Roma – Ostia.
Mentre mi avvicinavo alla griglia di partenza, continuavo a ripetermi che solo una un po’ matta poteva affrontare una mezza con l’allenamento inesistente che ha caratterizzato questi ultimi tre mesi. Ho pensato che era solo un test. Volevo solo correre fino alla fine, non importava il tempo impiegato.
Invece, ho corso sotto le due ore, con ritmo costante e ho perfino aumentato la velocità nei chilometri finali.     
 
Insomma, che devo dirvi? Una bella soddisfazione.

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