mercoledì 24 agosto 2011

Austria - Linz


Danubio blu. Sì, certo che il Danubio lo si trovava pure a Vienna; ma lì non m’era sembrato né bello né tantomeno blu.
Linz, terza città austriaca per popolazione, a metà strada tra Vienna e Salisburgo, ci incuriosiva per essere stata la residenza di Hitler nei suoi anni giovanili, quando colui che sarebbe diventato il Führer progettava grandi cambiamenti architettonici da realizzare nella città. Linz, centro industriale, diventato inaspettatamente Capitale Europea della Cultura nel 2009. Per questa ragione, forse, l’immaginavo un po’ la Torino d’Austria.
Scesi dal treno, attraversando il parco che ci separa dal centro della città, avvertiamo subito la presenza di una popolazione eterogenea. Pochissimi turisti e tanti residenti non austriaci. Polacchi, slavi, rumeni. Una città operaia che, ovviamente, è stata vista come possibile meta per una vita migliore. 

A Vienna, oltre alle mie numerose lacune storiche (quel 30 all’esame di Storia Moderna non lo meritai affatto), è emersa con prepotenza la mia ignoranza in ambito artistico.
Estasiata di fronte alle opere di Egon Schiele e scoperto lo sconosciuto, fino a pochi giorni prima, Kokoschka e tutto il movimento della secessione viennese (lascio alla bontà della Zia Grazia di spiegarci meglio artisti e capolavori), mi sono subito diretta al Lentos Kunstmuseum di Linz.
Edificio ipermoderno: una struttura a vetri lunga 130 metri, creata dagli architetti Weber & Hofer di Zurigo, che si trova direttamente sul Danubio, tra il Ponte dei Nibelunghi e Brucknerhaus; 8000 m² circa di spazio utilizzabile. Pareti bianche, soffitti alti; l’idea che ci si trovi in una costruzione ancora da ultimare. Ma è bella e finita.
Come promesso dalla guida, ho trovato opere interessanti di Klimt, Schiele e Kokoschka, oltre ad altri lavori troppo moderni per poter suscitare il mio interesse.
Il cielo incerto e l’aria uggiosa costituiscono lo scenario perfetto per una colazione in uno di quei Caffè da romanzo di fine Ottocento.
Pareti rivestite di legno, foto in bianco e nero che ricordano un’altra epoca, teiere, tazze e libri dappertutto. Accanto alla sala da tè, il forno e i dolci caldi.


Una colazione con la Linzer torte in un così bel caffè è, da sola, un’ottima ragione per fermarsi a Linz. A meno che non sia domenica. In questo caso, ricordatevi che Linz dorme pesantemente tutta la giornata.
Pochi locali aperti, a parte i gestori della centrale caffetteria-gelateria "Da Vinci" (italianissimi) ed altri gestori di false gelaterie italiane.

La domenica, però, specie se vi imbattete in un cielo azzurro e temperatura quasi estiva, è la giornata migliore per salire sulla Pöstlingbergbahn, la vecchia e ripida ferrovia di “montagna” che si arrampica sulla collina di Pöstlingsberg. Si raggiunge quindi il punto più alto della città (m 537). 
Si resta incantati da quest’Austria verdeggiante, dai tetti spioventi e il suono del silenzio. 

 Anche da qui, però, non riesco a vedere il bel Danubio blu. Saranno state le copiose piogge, fatto è che il Paese sembra essere attraversato da un fiume melmoso e lento, più grigio che blu.    

Il soggiorno a Linz è stato piacevole ma ciò che più mi ha colpito è stato lo stridente contrasto rispetto al rigore delle vie di Vienna.

A Linz si incontra anche un’altra umanità: ubriachi sdraiati nei parchi e sulle panchine; qualche donna chiede l’elemosina accanto alle chiese e negli angoli più frequentati della città; tanta sporcizia per le strade; ragazzotti che girano con auto potenti e la musica a tutto volume; diverse persone camminano per strada parlando al vento, in perfetta solitudine. È una città dinamica eppure ci sono dappertutto forti tracce di disagio sociale.

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