giovedì 22 maggio 2008

Supereroi

Questa è la storia di Fabrizio, ma è anche la storia di Marco, Martina, Francesco…
Di Fabrizio conosco il nome, il sorriso, la tenacia, l’energia vitale che gli si legge negli occhi e che muove velocemente la sua carrozzina tra le colline del mio paesello. Sì, Fabrizio non ha gambe su cui poter fare affidamento, ma si allena tutti i giorni, su strada, in palestra, al campo; pratica sci di fondo e tennistavolo. Correndo, è stato così che le nostre strade si sono incrociate. Io sulle mie gambe, lui a forza di spinte con le braccia. Ci sono volute settimane di “ciao”, “buongiorno”, “buon proseguimento”, “buon Natale”, “buona Pasqua” prima di iniziare a chiacchierare tranquillamente perché, diciamocela tutta, la disabilità crea disagio. A noi, i cosiddetti normodotati, non a chi con l’handicap ha imparato a convivere. E, infatti, è stato Fabrizio il primo a rivolgermi parola.

«Dai che per essere una ragazza non te la cavi male!». Una frase semplice, buttata là, e abbiamo cominciato a correre insieme.

Abbiamo iniziato a parlare dello sport, di quanto aiuti ad affrontare i momenti negativi, di quanto la corsa riesca a far correre anche i nostri pensieri e a rimettere in ordine le idee.

Ha iniziato a piovere e, all’aumentare dell’intensità, si amplificava il profumo dei fiori di ginestra e dell’erba tagliata il giorno prima.

«Dai, corriamo ancora un po’ che gli acquazzoni primaverili sono passeggeri». Ma Zeus in questo periodo deve esser più nervoso del solito. Ha parcheggiato nei dintorni e non sembra voler abbandonare i nostri cieli. Sicché l’acquazzone primaverile si è trasformato in pioggia incessante; i guanti scivolano sulle ruote della carrozzina e con un sorriso abbiamo sospeso il nostro allenamento.
Ho pensato ai tanti Fabrizio che con dedizione, fatica e passione vedono lo sport come occasione di crescita, come stimolo per rimettersi in gioco, per stringere nuove amicizie, per divertirsi. Ho pensato a noi due che correvamo in una grigia domenica di maggio, mentre l’Italia s’interrogava su quali fossero le sorti dell’ultima giornata di campionato – “Vincerà l’Inter; in fondo lo merita con quello che ha sofferto” – e sulla formidabile formazione che Mr. Donadoni  convocherà per l’Euro 2008. Spendiamo fiumi di parole per commentare l’infortunio del povero Totti (con tutta la simpatia che nutro per lui e per la magggica Roma); ci tocca sorbirci noiosi servizi su quanti etti sia dimagrito Cassano nel corso degli ultimi 3 mesi; articoli fiume sul doping e il ciclismo. Per non parlare, poi, delle vicissitudini sentimentali di qualche calciatore strapagato con la velina di turno: notizie ‘sì importanti da meritare sempre uno spazio sulla prima pagina delle principali testate giornalistiche italiane.
Ma allora chi è che ha capito cosa sia lo sport e perché praticarlo? Fabrizio o l’attaccante trendy dal contratto milionario?

Perché non ridare dignità allo sport, alla filosofia e alla disciplina a esso associato? Perché non guardarsi intorno e cercare chi sono e dove sono i veri supereroi?

Nessun commento:

Posta un commento

Il tuo commento sarà visibile dopo l'approvazione.