giovedì 31 ottobre 2013

Ogni passione spenta

Ma che cos'era la felicità? Lady Slane era stata felice? Era una strana parola quella che gli uomini avevano coniato, con un preciso significato a tutti comprensibile; una strana parola, con le sue vocali anteriori, la “l” liquida e quella “c” dolce, che in tre sillabe riassumeva una vita intera. Felice. Si era felici in quel dato momento, infelici due minuti dopo; e non sempre si era felici o infelici per una buona ragione; che cosa significava dunque? Significava, se un significato ci doveva essere, che qualche inquieto desiderio voleva che il nero fosse nero, il bianco bianco; significava che, nella giungla dei terrori della vita, gli inermi omiciattoli cercavano rassicurazione in una formula. 

Vita Sackville-West, Ogni passione spenta, il Saggiatore 2008, trad. Alessandra Scalero.

Ultimamente acquisto quasi solo libri di seconda mano, un’esperienza vantaggiosa ed affascinante. Spendo poco, sfoglio pagine ingiallite e pagine intonse; valuto lo stato del libro e porto via volumi che avevo dimenticato di voler possedere. Poi c’è il lato negativo della faccenda: entro determinata nell'acquisto di due/tre libri specifici, esco portandomi dietro tutt'altro. E le mie letture restano disordinate. Mai una volta che siano legate da un filo conduttore diverso dal Caso.
L’ultima volta che sono uscita da una libreria avevo con me Memorie d'una ragazza perbene di Simone de Beauvoir (devo ancora leggerlo), La libreria di Penelope Fitzgerald (amaro ma efficace) e questo Ogni passione spenta.
L’ho preso d’istinto. Il nome Sackville-West mi ricordava qualcosa ma non mi sono neppure soffermata sulla quarta di copertina. Dopo aver terminato il libro ho scoperto che Lady Nicolson (Vita Sackville-West) aveva avuto una burrascosa relazione con Virginia Woolf, una passione per le piante e per il giardinaggio e una vita sentimentale turbolenta. In fondo, solo una forte personalità femminile poteva elaborare una storia dalle riflessioni impegnative, scritte con tono leggero e un pizzico d’umorismo. Si legge velocemente e si sorride parecchio. Poi ci si ferma un attimo e si scopre che non è un romanzetto. E anche nel 2013 si resta a meditare sulla condizione femminile e su quanto sia faticoso arginare i luoghi comuni.
A dispetto del titolo, le passioni non sono affatto spente, hanno cercato di spegnerle; sono state messe da parte perché così doveva essere; perché, all'inizio del Novecento, una donna non poteva avere le sue idee, una sua volontà, desideri suoi diversi dal maritarsi e procreare. Tutte cose eccentriche. E l’eccentricità in un uomo era mal vista ma sopportabile. In una donna inconcepibile.  


Da leggere in un weekend d’autunno, con l’aria ancora tiepida, le foglie rossicce e la malinconia dei pomeriggi dalla luce soffusa.