Vinho verde e bacalhau tra le
viuzze allegre del Bairro Alto di Lisbona.
Leggerezza. La sensazione che il 2016 non sarà poi un anno così cattivo.
Correre sul Lungo Po mentre Torino
dorme ancora. Nella testa gli autori che vorrei ascoltare, gli amici virtuali
che finalmente potrò incontrare, i libri che scoprirò, quelli che non
acquisterò.
Arrivare in Piazza Unità d’Italia, che per me resterà sempre
Piazza Grande, e sentirsi piccini piccini. Girare per i caffè di Trieste e pensare che in questa città
potrei restarci per mesi.
Correre in stazione il venerdì sera dopo il lavoro. Prendere
treni per Milano, Bologna, Padova, Firenze. Mantova. Weekend che volano via
veloci. La testa infilata in un libro. Giornate un po’ speciali; robe matte che
non facevo da anni.
Girare per biblioteche e librerie con la senhora giallamente ferrata. Perdersi con Google map e ritrovarsi
con un’antica ma sempre valida mappa cittadina cartacea. Un piatto di pasta, un
bicchiere di vino bianco e ancora libri, Portogallo, viaggi passati e sogni di
viaggi futuri.
Pedalare lungo la ciclovia Alpe Adria, raggiungere l’Osterning, camminare per i sentieri silenziosi
delle Alpi Giulie; mettere giù lo zaino, darsi un bacio sudato e stupirsi di
quanto verde ci sia ancora da esplorare.
I volontari in maglietta azzurra che pedalano nelle vie di Mantova. Il vociare in Piazza delle
Erbe. Gli incontri letterari che si muovono intorno alla città. Io che corro
felice da un luogo all’altro. Troppi stimoli, perderò qualcosa, i pensieri si
accavallano. Norme, regolamenti, codici sono stati spazzati via. Sono in
un’altra dimensione, il mondo sembra diverso e lunedì è lontano.
Discutere con gli amici della biblioteca di Ciampino del
prossimo libro da leggere insieme. No, dai, Busi no, per favore. Ma che t’ha
fatto Busi? No, uno che scrive libri con quei titoli lì! No, dai, mi rifiuto.
Vabbè, allora Pressburger. No, dai, un altro ungherese, no! Ma non è ungherese.
Guarda che è naturalizzato italiano. Vabbè, con quel cognome lì ha dentro
l’Ungheria. Scegliamone un altro. Inutile infervorarsi così, tanto a decidere per
tutti, democraticamente e in maniera insindacabile, sarà babalatalpa.
Mio fratello che mi telefona nel cuore della notte. È nata.
Stanno bene entrambe. E non smette più di parlare. L’alba di una nuova vita. Io
che piango come una scema. Lui che non è più un ragazzino. La mia bellissima
nipotina che a tre mesi ci fa sorrisi enormi. Noi che la guardiamo instupiditi.
Ormai può far di noi tutti ciò che vuole.
Una nuova casa. Piccola. Essenziale. Ancora da abitare. Una
cittadina diversa. Ciao ciao Trenitalia. Tra un paio di mesi ci sarà un posto
in più per i pendolari assonnati che escono all’alba. Io continuerò ad uscire
all’alba, ma per fare una corsa prima di andare in ufficio, senza treno. O per
bere un caffè con calma, in cucina, leggendo un libro. Mi mancherà il verde che
vedo ora, ma forse sarà una vita con meno fretta. Forse. Chi lo sa…
Buon anno a tutti, amici
miei!